Appalti al massimo ribasso fino 2 milioni. Saltano riserva per le Pmi e closing in 12 mesi

Un fondo progettazione da 800 milioni di euro. Con l’obiettivo di finanziare, principalmente, i progetti di fattibilità dei nuovi interventi e la project review delle opere esistenti.

E’ questa la grande novità che entrerà nel Dpcm di riparto del maxi fondo da 47 miliardi di euro della legge di Bilancio 2017, al quale il ministero dell’Economia sta lavorando in queste ore e che arriverà subito dopo il Def. Circa metà di questa cifra, pari a 23 miliardi di euro, in base alle richieste, dovrebbe essere attribuita al ministero delle Infrastrutture. E, oltre ai fondi per i contratti di programma di Rfi e Anas, arriverà un robusto finanziamento per attivare una delle novità previste dal Codice appalti: un fondo progettazione nazionale che, tramite risorse del Governo, alimenterà gli elaborati di amministrazioni centrali ed enti locali. Cercando di correggere una delle grandi carenze del sistema degli appalti pubblici negli ultimi anni: la qualità delle progettazioni.

Partiamo dalle previsioni della legge di Bilancio 2017. La dotazione del fondo, composta interamente da nuove risorse, è di 1.900 milioni di euro nel 2017, 3.150 milioni per il 2018, 3.500 per l’anno 2019 e di 3mila milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2032, da assegnare con decreti. Il totale arriva alla gigantesca cifra di 47,5 miliardi di euro, da ripartire tramite uno o più Dpcm.

Nelle scorse settimane i ministeri hanno inviato i loro elenchi di richieste all’Economia, che adesso sta valutando tutti gli interventi sul tavolo e, nei prossimi giorni, definirà un elenco all’interno di un pacchetto di Dpcm da licenziare subito dopo l’approvazione del Def. Di certo, una parte fondamentale di queste risorse riguarderà il ministero delle Infrastrutture.

Dal Mit, infatti, sono arrivate richieste per 23 miliardi di euro circa. Che saranno impegnati seguendo la linea politica già tracciata dal ministro Graziano Delrio. Quindi, grande attenzione alla cosiddetta “cura del ferro”, al miglioramento del trasporto pubblico locale e alla qualità della vita nelle città. Proseguirà, poi, l’impegno sulle manutenzioni delle opere esistenti e sulla “cura dell’acqua”. Il pezzo più rilevante di questi 23 miliardi, in termini quantitativi, riguarderà i due accordi di programma di Anas ed Rfi.

A Rete ferroviaria italiana andranno 9,8 miliardi di euro per la prima tranche del contratto di programma 2017/2021. Serviranno per quattro capitoli: prosecuzione dei lavori sui corridoi europei (Terzo Valico, Brennero, Brescia-Verona-Vicenza e raddoppio della Messina-Catania), potenziamento dei nodi ferroviari di tutte le grandi aree metropolitane, investimenti sulle reti regionali e collegamenti di porti e aeroporti alla rete nazionale. A questa somma si aggiungono anche 50 milioni per la manutenzione delle stazioni ferroviarie.

Non è l’unico investimento che sarà fatto sulla rete, perché tra le richieste rientreranno anche 400 milioni di euro per la sicurezza delle reti ex concesse. Dopo i 400 milioni che, nell’ambito del Fondo di sviluppo e coesione, sono andati alle ex concesse interconnesse con la rete nazionale, questo denaro riguarderà una parte diverse della rete di ferrovie locali: sono le cosiddette “isolate” che, cioè, non hanno nessun collegamento con la rete gestita da Rfi, anche a causa di differenti standard tecnici.

Il capitolo dedicato all’Anas riguarda il contratto di programma 2016-2020 e avrà un valore di 5,6 miliardi di euro totali: ci saranno, soprattutto, manutenzioni, oltre a investimenti su Salerno-Reggio Calabria e Orte-Mestre e al completamento di diverse opere di taglio medio-piccolo. Accanto a questa fetta di interventi, all’Anas saranno dedicati altri due capitoli.

Il primo è relativo alla messa in sicurezza delle strade nelle zone terremotate: avrà un valore di 580 milioni di euro. Il secondo capitolo riguarda il passaggio sotto l’ombrello di Anas di diverse strade regionali e provinciali: per le relative manutenzioni arriveranno altri 850 milioni di euro. Con le cifre citate finora, allora, siamo a 17,2 miliardi.

Per arrivare a 18 miliardi, possiamo conteggiare lo strumento che, in termini qualitativi, rappresenta probabilmente la maggiore innovazione di tutto il Dpcm, almeno per la parte che riguarda il ministero: è il fondo progettazione da 800 milioni di euro, che sarà attivato in attuazione dell’articolo 202 Codice appalti. Si tratta di uno strumento che, secondo le indicazioni che arrivano dal Mit, sarà ad ampio raggio. Riguarderà cioè tutte le tipologie di stazioni appaltanti: sia le amministrazioni centrali che gli enti locali. E avrà soprattutto due obiettivi: portare a termine progetti di fattibilità e project review.

La revisione delle progettazioni esistenti, per risparmiare risorse, sarà uno dei punti cardine del nuovo strumento. Gli 800 milioni – va precisato – non saranno messi a disposizione con meccanismo rotativo ma saranno attribuiti alle amministrazioni a fondo perduto. Anche se andranno sempre in cofinanziamento.

Un altro capitolo rilevante di spesa sarà dedicato alle metropolitane: al completamento dei progetti attualmente in corso sarà dedicato un miliardo di euro. Sono soldi che, però, non andranno al finanziamento di nuovo materiale rotabile.

Sempre sul fronte delle città, alla manutenzione delle strade nei Comuni italiani saranno riservati altri 1,6 miliardi di euro con il piano buche. Siamo così a poco meno di 21 miliardi di euro. Per arrivare ai 23 miliardi richiesti dal Mit dobbiamo aggiungere alla lista altri finanziamenti di taglio più piccolo, ma comunque molto importanti. Per le ristrutturazioni negli edifici di edilizia popolare saranno previsti 370 milioni di euro, per la rimozione di barriere architettoniche dagli edifici privati arriveranno 150 milioni di euro, per gli investimenti nei porti, a valle della riforma delle Autorità, sono previsti 320 milioni di euro, per il trasporto pubblico locale con traghetti ci saranno altri 300 milioni, che saranno divisi tra le isole campane, lo Stretto di Messina e Venezia.