Cantone sblocca i piccoli lavori:via libera al massimo ribasso nelle procedure negoziate

Nel parere inviato alle Infrastrutture l’Anac sposa la causa della semplificazione per l’assegnazione degli interventi fino a un milione di euro

 

Possono tornare a respirare, dopo l’apnea causata dal correttivo appalti, Comuni e imprese a caccia di piccoli lavori. La boccata d’ossigeno arriva dall’Anac di Raffaele Cantone. Ed è contenuta nel parere con cui il presidente dell’Anticorruzione sblocca di fatto la possibilità di tornare ad appaltare al massimo ribasso (con metodo antiturbativa) anche gli appalti di importo inferiore al milione di euro, assegnati con procedure negoziate, snellendo iter e tempi di aggiudicazione rispetto a una gara formale.

Il parere, appena inviato al ministero delle Infrastrutture, risponde ai dubbi che lo stesso ministero aveva avanzato pochi giorni fa sull’interpretazione da dare alla norma del correttivo appalti (il Dlgs 56/2017, in vigore dallo scorso 20 maggio) che ha innalzato da uno a due milioni la soglia di applicazione del massimo ribasso, condizionando però questa possibilità all’utilizzo di «procedure ordinarie» (oltre che con gara su progetto esecutivo). Una formulazione che sembrava tagliare fuori tutte le procedure a inviti ammesse, finora senza altre distinzioni, per assegnare le opere di importo inferiore al milione. Conseguenza? Invece di semplificare, la nuova formulazione del Dlgs 50/2016, rischiava di complicare la vita delle stazioni appaltanti, vietando il binomio massimo ribasso-procedura negoziata sotto il milione.

Nell’incertezza, molte amministrazioni hanno deciso di fermare i motori dei piccoli appalti nell’attesa di un chiarimento che Porta Pia ha deciso di chiedere all’Anac. Nel quesito il Mit ha anticipato la propria interpretazione, che va nella direzione auspicata da enti appaltanti e imprese: cioè quella di semplificare l’assegnazione dei piccoli lavori fino a due milioni, consentendo, anche per le procedure negoziate sotto al milione, l’aggiudicazione basata solo sul prezzo.

Ora arriva anche il parere di Cantone a confortare questa linea. Nella risposta inviata a Porta Pia l’Anac giudica l’interpretazione mirata a semplificare le micro-assegnazioni da 150mila a due milioni di euro come «l’unica rispondente a criteri di ragionevolezza e dunque pienamente condivisibile». Anche per l’Anticorruzione «la modifica apportata dal correttivo all’innalzamento della soglia per l’utilizzo del criterio del minor prezzo» esclude «qualsiasi ricaduta sulle procedure di scelta del contraente». «Con la conseguenza – è la conclusione – che deve ritenersi possibile l’utilizzo del criterio del minor prezzo anche nelle procedure negoziate da 150mila euro e fino a 1 milione di euro». Insomma, Cantone fa da sponda al Mit e va incontro a stazioni appaltanti e imprese sulla semplificazione delle piccole gare. Da domani, Tar permettendo, gli enti non dovrebbero più aver alcun dubbio sulla possibilità di assegnare questi appalti con le formule semplificate utilizzate finora.

L’obiettivo è evitare di frapporre ulteriori ostacoli alla ripresa degli investimenti in un settore che ha già pagato nel 2016 lo choc di innovazione prodotto dalla riforma. Da un punto di vista numerico gli appalti sotto al milione hanno rappresentato il 73% del mercato degli appalti pubblici banditi nei primi cinque mesi del 2017, per un controvalore di 1,2 miliardi. Inceppare anche questo motore è l’ultima cosa di cui ha bisogno un mercato che tenta disperatamente di uscire dalla crisi in cui si trova ormai da quasi dieci anni.