Il governo prepara la stretta sui voucher in edilizia (anche per disinnescare il referendum)

Intervento nel prossimo anno. Sindacati divisi. Turri (FilcaCisl): correggere ma non eliminare. Panzarella (FenalUil): abolirli, senza se e senza ma.

Per il sistema dei voucher – in particolare nell’edilizia – è arrivato il momento di mettere la retromarcia. È stato il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ad annunciare l’intervento normativo del governo per ridimensionare gli effetti patologici prodotti soprattutto nel settore delle costruzioni. Settore dove infatti l’utilizzo è letteralmente esploso negli ultimi anni, come fa capire l’ultimo rapporto unitario di Inps, Inail e Istat, uscito ieri. Rapporto segnato da un incremento globale del 34% dell’utilizzo dei voucher. Incremento di cui l’edilizia è uno dei principali protagonisti, anche se – paradossalmente – i numeri non sono chiari.

Secondo Martina, lo strumento dei voucher dovrebbe essere ridimensionato, anzi eliminato, in edilizia. Nell’edilizia, «che è forse il settore a maggior rischio di abusi – afferma infatti il ministro in un’intervista uscita ieri sul Corriere – si può pensare a un superamento complessivo dei voucher», mentre il sistema può essere mantenuto «per gli studenti, i pensionati e le persone in cassa integrazione».
Anche il viceministro delle Infrastrutture è intervenuto ieri sul tema voucher. «Il sistema dei voucher va corretto non per aggirare lo scoglio referendario ma per consentire l’uso solo ad alcune categorie e per avere controlli più efficaci a tutela del lavoratore», ha scritto sul suo profilo facebook, tenendosi sulle generali ma richiamando l’elemento politico sensibile del referendum, promosso dalla Cgil e mirato a eliminare in radice lo strumento.

«I voucher vanno aboliti. Non ci sono vie di mezzo. E se il governo non ha il coraggio di cambiare strada, neanche di fronte al risultato del 4 dicembre, allora ci penseranno gli italiani con il referendum promosso dalla Cgil», tuona Maurizio Landini, il leader della Fiom-Cgil intervistato da Repubblica. «Ragionare in termini di correttivi – osserva Landini – significa non rendersi conto che i voucher stanno annullando il rapporto di lavoro e diventando una forma di sfruttamento inaccettabile, ormai sotto gli occhi di tutti. Il governo confermerebbe così la distanza con la realtà del Paese. Ma se la Corte Costituzionale giudicherà legittimi i nostri tre quesiti,Palazzo Chigi non potrà poi limitarsi a qualche aggiustamento».

Tra chi vuole l’abolizione in edilizia c’è anche il sindacato di settore Feneal Uil. Finalmente non siamo gli unici a sostenerlo: i voucher vanno aboliti in edilizia senza se e senza ma», ha detto Vito Panzarella, segretario generale Feneal Uil, dopo le dichiarazioni del ministro Martina. Per Panzarella «la tracciabilità non è una soluzione o almeno non lo è per il nostro settore – afferma Panzarella – dove la loro introduzione ha finito soltanto per favorire illegalità, avvantaggiare il lavoro irregolare e insicuro, alimentare precarietà, sfruttamento e caporalato. La tracciabilità non permette di individuare una serie di abusi che vengono fatti proprio ricorrendo al loro utilizzo al posto del lavoro dipendente e questo non è possibile per un tipo di lavoro, come quello edile, per il quale è necessario avere non solo copertura assicurativa e previdenziale ma una specifica formazione alla sicurezza che solo il contratto di settore assicura».

Fortemente contrario ai voucher anche il sindacato degli edili della Cisl. «C’è stato un abuso evidente del voucher in edilizia – afferma il segretario generale Franco Turri – ma questo non vuol dire che lo strumento in sé sia completamente sbagliato, perché servirebbe a dare regolarità a quelle situazioni di lavoro molto occasionali: le due o tre ore di lavoro in un giorno, o la settimana in un mese, o alcune operazioni legate alla chiusura del cantiere o ancora a particolari situazioni di emergenza, dove si deve fare fronte con immediatezza a situazioni particolari. Quello che è sbagliato è l’abuso che se ne fa: chi arriva in cantiere con il voucher spesso non ha nessuna formazione sulla sicurezza, con rischio aggravato per il lavoratore. E poi ci sono tutte le considerazioni contrattuali: il voucher costa 10 euro l’ora contro i 30 euro l’ora del contratto regolare; non ci sono contributi alle casse edili e ci sono contributi minimi contro gli infortuni, non c’è tredicesima non ci sono le ferie».

Anche sulla base di questa considerazione, secondo Turri, il sistema dei voucher più che essere una occasione di emersione dal nero è stata una attrazione irresistibile per le imprese che applicano i contratti regolari. «Se mettiamo a confronto i vari dati delle casse edili e dell’Istat negli ultimi anni della crisi si sono persi molte migliaia di posti lavoro ma non si vedono così tante persone in giro. Significa che queste persone sono state assorbite dai voucher, un po’ dalle partite Iva e del lavoro autonomo; e un po’ direttamente dal nero».
«Il referendum, se passa per come è stato proposto, abolisce il voucher e questo significa che tutte le situazioni di lavoro occasionale tornerebbero a essere irregolari: sarebbe invece interessante cercare di migliorarlo, per evitare gli abusi e per recuperare invece situazioni di irregolarità». «Una soluzione – propone Turri – potrebbe essere quella di prevedere nel contratto le forme di utilizzo del voucher, come era stato fatto per il part time».