Ripristino poteri Anac e nuovi stadi senza case: le modifiche in arrivo con la manovrina

epositato l’emendamento Pd sulla «raccomandazione vincolante». La commissione Ambiente chiede di eliminare la possibilità di realizzare residenze intorno ai nuovi impianti sportivi

Ripristino pieno dei poteri Anac. Come annunciato è arrivato puntuale all’appuntamento con la manovrina l’emendamento per restituire a Cantone il potere di “ammonire”, sotto la minaccia di pesanti sanzioni, le stazioni appaltanti colte in fallo nelle gestione delle gare di appalto. La possibilità di intervento dell’Anac è stata cancellata dal decreto correttivo della riforma appalti , con un intervento deciso all’ultimo momento sul testo del Dlgs, che ha scatenato una vera e propria bufera politica.

A sanare la situazione arriva ora l’emendamento presentato da Raffaella Mariani, deputata Pd che ha seguito dall’inizio tutta la partita della riforma appalti. Come anunciato, l’emendamento punta a ripristinare integralmente la norma (il secondo comma dell’articolo 211 del Dlgs 50/2016) cancellata dal Dlgs 56/2017 che entrerà in vigore il 20 maggio. Il testo dell’emendamento (firmato tra gli altri anche dal presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci e non fa che riprodurre il comma abrogato, chiedendone la reintegrazione nel codice.

L’iniziativa è concordata anche con Stefano Esposito, relatore della riforma appalti al Senato, che nei giorni scorsi aveva annunciato chiaramente la volontà di non introdurre alcuna modifica alla norma. Neppure per tenere conto dei rilievi sollevati dal Consiglio di Stato, che nell’articolato parere espresso sul correttivo aveva espresso più di un rilievo sul potere consegnato all’Anac. «Se qualcuno pensa chequel potere va corretto, modificato o depotenziato deve uscire allo scoperto e metterci la sua faccia. Così capiremo anche da quale mano è arrivata la modifica», ha spiegato Esposito.

L’altro emendamento pesante chiesto dalla commissione Ambiente di Montecitorio riguarda la legge stadi. Ed è stato inserito nel parere sulla manovrina licenziato la scorsa settimana. La maggioranza, guidata dal presidente Ermete Realacci, chiede che «siano coordinate le disposizioni dell’articolo 62 in materia di costruzione di impianti sportivi con la disciplina dettata dal comma 304 dell’articolo 1 della legge di stabilità 2014». La formula è tecnica ma punta a un’innovazione elementare: sciogliere il nodo creato dal decreto n. 50 del 2017. Qui, infatti, è stato stabilito che la società sportiva nello studio di fattibilità può «ricomprendere anche la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, che siano complementari ovvero funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto».

È una definizione che apre spiragli più ampi rispetto al passato, senza però abrogare il passaggio nel quale la vecchia norma stadi escludeva la realizzazione di nuovi complessi residenziali. Serve un maggiore coordinamento, come peraltro chiesto anche dall’ufficio Bilancio di Montecitorio, per dire una cosa piuttosto elementare: la possibilità di costruire immobili con destinazioni d’uso diverse dall’impianto sportivo non deve riguardare i complessi di edilizia residenziale. Le abitazioni, in altre parole, vanno tagliate nettamente fuori dalla legge stadi.

Un altro intervento da segnalare viene chiesto sulle Zone franche urbane collegate al terremoto. Secondo la commissione, infatti, è opportuno valutare l’ipotesi di un abbassamento della percentuale di riduzione del fatturato richiesta alle imprese che hanno sede nella zona franca per poter beneficiare delle agevolazioni previste. In pratica, bisogna rendere i paletti fissati dalla manovrina meno stringenti: attualmente – va ricordato – è richiesta una riduzione del fatturato pari almeno al 25 per cento.

 

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